L'origine di Caltagirone
Caltagirone sorge sui Monti Erei che dal centro della Sicilia, si estendono verso sud-est. Attualmente Caltagirone conta circa 38.000 abitanti, dista da Catania 70 Km.
L’origine di Caltagirone risale ai periodi antecedenti le dominazioni greche e romane. Numerosi reperti e documenti numismatici ed artistici la rivelano come una delle antiche città Sicane o Sicule o Greco-SicuIe.
Infatti, nel suo territorio, si sono rinvenute monete antichissime greche, sicule, siracusane, agrigentine, gelesi, leontine, mamertine, catanesi, selinuntine, nassesi, puniche e cartaginesi, oltre al ricco materiale archeologico, di cui molto si trova presso il Museo Archeologico di Siracusa e presso il Museo Civico o il Museo della Ceramica di Caltagirone.
Nei dintorni di Caltagirone si sono rilevate necropoli addirittura preistoriche, quali quelle di Sant’Ippolito della Rocca, della Montagna, del Salvatorello, della Pile e di altre località circonvicine.
Ciò prova le origini antichissime di Caltagirone.
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Il simbolo
Dal 330 all’ 859 ebbe la dominazione di Bisanzio. Passò, poi, sotto i Saraceni dal cui gravoso giogo si liberò nel 1030, con l’aiuto dei Genovesi.
Per riconoscenza i calatini innestarono nel petto dell’ aquila del loro stemma (che tiene tra gli artigli un osso di gigante per significare l’antica origine), quello della grande Repubblica marinara: la croce rossa in campo bianco, sostenuta da due grifoni.
Dal canto loro i Genovesi innalzarono un tempio al proprio patrono S. Giorgio in cima all’altura orientale della città.
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Le guerre e gli eroi
Tornata, però, sotto il dominio dei Saraceni, fu definitivamente liberata da essi dal gran conte Ruggero il Normanno, all’alba del 25 luglio 1090, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra il martirio di S. Giacomo Maggiore Apostolo, al cui intervento soprannaturale il conte attribuì la vittoria per averlo invocato in aiuto contro quei miscredenti.
E Caltagirone prescelse l’Apostolo a proprio patrono celeste, in sostituzione di S. Nicolò di Mira.
In Sicilia rimase un’ oasi da cui il Normanno Ruggero non riuscì a debellare i Musulmani, il Castello di Judica, che fu posto in bando da Re Ruggero, figlio del Conte, con la promessa della concessione, ai conquistatori dell’ampio territorio ad esso appartenente.
Tale premio fu conseguito dai calatìni che nel 1130 riuscirono ad espugnare il castello, favoriti da una loro concittadina, Eloisa Bonanno, tenuta schiava in esso.
Dopo i Normanni, Caltagirone subì la dominazione degli Svevi e poi degli Angioini che furono cacciati dai Vespri Siciliani.
Ad essi la città partecipò attivamente per opera del barone Gualtiero da Caltagirone o di Mohac, la cui azione per l’indipendenza siciliana dallo straniero continuò accanita contro Pietro D’Aragona.
Ma scoperto ed arrestato con altri congiurati, tutti furono decapitati il 22 maggio 1283 nel piano di San Giuliano, oggi piazza Umberto I.
Le vicissitudini storiche di Caltagirone, nei secoli seguenti, si rivelano attraverso le visite illustri e le concessioni ed i privilegi ottenuti, per essere tenuta in grande considerazione da regnanti e governatori.
Tra l’altro, l’infante Giacomo I d’ Aragona, la visita per ben due volte; Federico III si reca in essa nel 1299. Nel 1458, riconosciuto il castello che sorgeva in cima alla collina maggiore, vi si incorona rè di Sicilia Giovanni di Castiglia che, per gratitudine per i soccorsi ricevuti nelle varie imprese da lui compiute torna a dichiarare Caltagirone città demaniale.
E ancora, Giovanni d’Aragona e Ferdinando il Cattolico concedono e confermano altri privilegi.
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Il castello
L’abitato di Caltagirone trae le sue origini storiche dall’alto Medioevo. Nel 1150 d.C. Edrisi nel suo Libro di Ruggero, ricorda l’abitato con il nome di Qal’at-al khanzaria (la “Rocca dei cinghiali”) o hisn al ganun (la “Rocca dei geni”).
Nel 1239 si definisce demaniale il castello, inserito nel novero dei castra exempta; nel 1256 l’edificio fortificato viene danneggiato o distrutto da Manfredi.
Nel 1409 e 1415, a Caltagirone, esiste solo una turrisdemaniale, ridotta a domus plana (residenza smilitarizzata) e nella quale si conservavano tre balestre e due bombarde, una di ferro e l’altra di bronzo.
Nel 1440 vengono edificate una sala e una camera, annesse alla torre. Nel XVIII secolo si preservano ancora alcune rovine; agli inizi del XX secolo solo poche rovine ricordano la presenza di un mastio.
Il castello trovava posto sulla sommità del colle, che oggi ospita l’abitato antico di Caltagirone.
La posizione elevata permetteva una sorveglianza continua della piana di Catania e delle vie di accesso diretto dalla costa verso l’entroterra, oltre alla valle del Simeto e, in direzione opposta, la vallata formata dal corso del fiume Gela.
Dell’edificio fortificato, oggi, non rimane alcuna preesistenza; al suo posto è stato edificato un serbatoio idrico.
Certamente la vetustità del toponimo, di chiara origine musulmana, testimonia l’importanza dell’abitato di Caltagirone già in epoca altomedievale; non è improbabile che precedette la fortificazione musulmana una fortezza o un abitato fortificato cristiano bizantino, come ne è testimonianza il vicino insediamento di Mineo, presso il quale Paolo Orsi, agli inizi del XX secolo, pare abbia rilevato la presenza di un bastione murario con i resti annessi di una torre semicircolare, edificati con una tecnica che richiama origini bizantine.
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